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Dieta Mediterranea: perché è Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità

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Dieta Mediterranea: perché è Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità

Nel 2010 la Dieta Mediterranea è stata dichiarata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

Questo è stato possibile perché numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la Dieta Mediterranea contribuisce a migliorare notevolmente la qualità della vita, allungandola anche.

Ma come è possibile questo?

Innanzitutto è possibile perché per Dieta Mediterranea non si intende solo uno stile alimentare, ma uno stile di vita generale sano ed equilibrato, caratterizzato da un comportamento alimentare salutare ed uno stile di vita generale orientato alla salute ed al benessere psicofisico.

Dieta mediterranea: la piramide alimentare

Alimentarsi in modo equilibrato, ovvero con il giusto apporto di nutrienti, ed in modo sano, ovvero nutrendosi di cibi genuini, è la base su cui si fonda la Dieta Mediterranea.

Non è facile, è vero, ed è per questo che per orientare la popolazione verso comportamenti alimentari più salutari, il Ministero della Salute ha elaborato un modello di dieta di riferimento.

Un modello alimentare coerente con lo stile di vita attuale e con la tradizione alimentare italiana.

Il modello alimentare definisce le Quantità Benessere (QB), cioè le giuste porzioni di ogni alimento per mantenersi in buona salute, rivolto ad individui sani dai 18 ai 65 anni ma escludendo, per ovvi motivi, i bambini, gli atleti e le donne in gravidanza.

Seguendo questo modello alimentare è stata ideata la Piramide Alimentare.

Questa indica i consumi alimentari giornalieri e settimanali consigliati, fornendo indicazioni sulle quantità di cibo da consumare e con quale frequenza.

La piramide alimentare: alcuni numeri

La Piramide Alimentare è stata concepita per indirizzare agevolmente le persone verso un’alimentazione bilanciata, realizzata basandosi su dati legati alle tradizioni alimentari Cretesi, Greche Italiane.

Perché proprio di queste Terre?

Perché Grecia, Creta e Italia mostravano il tasso di diffusione più basso al Mondo di malattie croniche.

Nella Piramide Alimentare troviamo i diversi tipi di alimenti posizionati nei vari livelli in base alla frequenza con cui bisognerebbe assumerli.

In alto, infatti, ci sono quelli da mangiare più di rado, ovvero una volta al mese, e man mano che si scende troviamo alimenti da assumere con frequenza sempre maggiore, ovvero quotidianamente

Facendo un po’ di numeri risulta che il fabbisogno nutrizionale giornaliero ottimale dovrebbe essere così ripartito:

  • 60% di carboidrati, di cui 80% complessi (pane integrale, pasta, riso, mais) e il 20% di zuccheri semplici
  • 15% di proteine
  • 25% di fruttaverdura e grassi polinsaturi, come quelli contenuti nell’olio di oliva

Oggi si ritiene ottimo il consumo quotidiano di “grassi buoni” o grassi polinsaturi, come quelli contenuti nell’olio extravergine di oliva, nelle noci, mandorle non salate e altri vegetali.

In merito ai carboidrati è stato fatto un distinguo tra:

  • le patate, vegetali ricchi in carboidrati complessi.
  • dolci, invece ricchi in zuccheri semplici, che favoriscono l‘aumento dell’indice glicemico, e quindi da consumare con moderazione. 

Sono da privilegiare ogni giorno cereali integraliverdura, frutta (fresca e secca), olio extravergine d’oliva, latte, yogurt, latte di soia e derivati. 

Con più moderazione carne, pesce e uova

Alla base, acqua in quantità elevata.

Inoltre, a riprova del fatto che la Dieta Mediterranea indica uno stile di vita generale sano, nella Piramide Alimentare vengono indicate le tipologie di attività fisica da svolgere, ovvero un minimo di 5000 passi/die.

Poiché ogni QB di attività fisica corrisponde a 15 minuti di camminata veloce si consiglia di svolgere almeno 2 QB al giorno, anche frazionate.

Dieta Mediterranea: gli alimenti principe

principali alimenti facenti parte della Piramide Alimentare italiana, con indicate le quantità giornaliere, si possono elencare in:

  • Ortaggi: 250 g (insalata 50 g).
  • Frutta: 150 g.
  • Pane: 50 g.
  • Pasta e riso (asciutti): 80 g.
  • Carni: 100 g.
  • Salumi: 50 g.
  • Pesce: 150 g.
  • Legumi freschi: 100 g.
  • Formaggio fresco: 100 g.
  • Formaggio stagionato: 50 g.
  • Olio: 10 g.
  • Zucchero: 5 g.
  • Vino: 100 ml.

Il grande vantaggio della Dieta Mediterranea sta nel fatto che è completa

E non è assolutamente da considerarsi un metodo per dimagrire!

È un regime alimentare che si basa sulla completezza dei nutrienti, provenienti da alimenti freschistagionali, con basso indice glicemico.

L’idea è nata per cercare una soluzione ad un regime di vita ed alimentare disordinato e consumistico, caratterizzato da un eccesso di grassi e zuccheri.

La Dieta Mediterranea, è evidente guardando gli alimenti che la compongono, non comporta rinunce particolari, se non quelle relative alla pessima abitudine di mangiare cibo spazzatura.

È la risposta giusta a diete tanto rigide che privano di nutrienti fondamentali, colpevolizzano i grassi che invece fanno parte della dieta mediterranea, e non collegano il tutto alla necessità di svolgere un’attività fisica.

Dieta Mediterranea: stile di vita mediterraneo

È stato scientificamente dimostrato che la Dieta Mediterranea mostra effetti epigenetici positivi sul processo di invecchiamento e sull’insorgenza di numerose condizioni patologiche, come tumori, soprattutto quando associata anche alla restrizione calorica.

La dieta alimentare, concludendo, è solo una parte dello stile di vita Mediterraneo che include più genericamente: alimentazione, attività fisica, socialitàricreazioneconvivialità riposo.

La domanda perché la Dieta Mediterranea è Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità ora ha una risposta.

Lavinia Giganti


Come abbronzarsi in modo corretto

L’inizio dell’estate e la conseguente esposizione del nostro corpo e della pelle ai raggi solari, comporta il dover adottare buone pratiche e abitudini al fine di prendere il sole in maniera sana e corretta.

Un’eccessiva esposizione alle radiazioni ultraviolette (UV), può portare a dolorose bruciature e non solo. I raggi UV sono infatti, anche la principale causa dell’invecchiamento cutaneo.

In questo articolo, vediamo alcuni utili suggerimenti per sfruttare correttamente il sole, così da ottenere un’abbronzatura sicura a seconda del fototipo della pelle. 

Sommario

Come abbronzarsi in modo corretto. 1

Cos’è il fototipo e come riconoscerlo. 1

Diversi tipi di carnagione. 1

Quale fototipo sei?. 2

Perché è importante conoscere il proprio fototipo?. 2

Fototipo e protezione solare, quale scegliere?. 2

 

Cos’è il fototipo e come riconoscerlo

Fototipo è un termine utilizzato in medicina e dermatologia per indicare la quantità della melanina presente sulla nostra pelle. Bassi livelli di melanina e bassi valori di fototipo sono presenti nei soggetti con la pelle, gli occhi e i capelli chiari. Al contrario alti livelli di melanina e alti valori di fototipo sono propri delle persone con la pelle, gli occhi e i capelli scuri.

Sapere e riconoscere a quale fototipo si appartiene è importante perché ogni carnagione reagisce in maniera diversa alle radiazioni ultraviolette emanate dal sole.

Diversi tipi di carnagione

La pelle umana è classificata secondo la scala Fitzpatrick, sviluppata nel 1975 dal dermatologo Thomas B. Fitzpatrick. La scala è composta dai sei livelli ognuno associato ad un punteggio e misura la reazione della pelle ai raggi ultravioletti (UV).

I fototipi individuati da Fitzpatrick sono 6 e variano da una pelle molto chiara (fototipo 1) ad una pelle molto scura (fototipo 6).

I principali fattori che influenzano il tipo di carnagione sono:

  1. Disposizione genetica
  2. Reazione ai raggi solari

Il fototipo include una serie di aspetti che comprendono oltre che il colore della pelle, il colore degli occhi e dei capelli.

 

Quale fototipo sei?

  • Il fototipo 1: è proprio delle persone con la pelle molto chiara, con capelli biondi, rossi e occhi verdi o celesti. Raramente gli occhi castani sono presenti in un fototipo 1. Chi appartiene a questa categoria ha una pelle molto sensibile al sole. Un’esposizione di soli 10 minuti in estate, nelle ore più calde, può portare ad una scottatura o un’ustione.
  • Il fototipo 2: è caratterizzato ugualmente da una pelle chiara che generalmente presenta qualche lentiggine. I capelli possono essere biondi o castano chiaro e gli occhi verdi, celesti e in qualche caso marroni. La pelle di fototipo 2 resiste un po’ meglio al sole in estate negli orari che vanno dalle 11.00 alle 17.00, tuttavia dopo 15 minuti senza una protezione solare adeguata, si presentano bruciature e ustioni.
  • Il fototipo 3: è tipico dei popoli mediterranei i quali sono contraddistinti da una carnagione olivastra senza lentiggini. Il fototipo 3 si abbronza lentamente e può resistere fino a 20 minuti ai raggi solari diretti.
  • Il fototipo 4: è anch’esso proprio delle popolazioni mediterranee ma varia per via del colore dei capelli e degli occhi che sono tendenti al nero. Il fototipo 4 raramente si ustiona e beneficia di una rapida e uniforme abbronzatura.
  • Il fototipo 5: proprio delle persone di origine araba o asiatica è caratterizzato da una carnagione scura poco sensibile ai raggi UV. Chi appartiene a questo fototipo può esporsi ai raggi diretti del sole fino a 50 minuti senza protezione.
  • Il fototipo 6: si caratterizza da una pelle molto pigmentata che difficilmente subisce bruciature o scottature.

 

Perché è importante conoscere il proprio fototipo?

Sapere qual è il proprio fototipo permette di proteggersi adeguatamente da scottature, bruciature o eritemi, oltre che prevenire l’insorgenza di tumori cutanei e del melanoma.

I rischi di un’eccessiva esposizione al sole sono un tema da non sottovalutare.

Il Ministero delle Salute in una pagina dedicata (http://www.lamiapelle.salute.gov.it/portale/lamiapelle/homeLaMiaPelle.html)  propone un test per conoscere il proprio fototipo oltre che, tutte le informazioni e i rischi che possono causare i raggi ultravioletti.

La consapevolezza del proprio fototipo aiuta nella scelta della giusta crema solare così da consentire alla pelle una corretta produzione di vitamina D derivante dall’esposizione ai raggi UV. La vitamina D è benefica per i muscoli, le ossa e il sistema immunitario.  

L’uso della crema solare deve essere un supporto per un’abbronzatura corretta e non essere utilizzata per giustificare un’esposizione prolungata o come sostituta di indumenti, cappelli e occhiali.

Fototipo e protezione solare, quale scegliere?  

In commercio esistono diversi prodotti per la protezione solare sotto forma di crema, olio o spray. Ognuno di questi ha indicato sull’etichetta il fattore di protezione solare, SPF (Solar Protection Factor).

Sapere qual è il proprio fototipo permette di sapere qual è il fattore di protezione solare più adatto alla propria carnagione.

  • fototipo 1: SPF 50+ protezione molto alta;
  • fototipo 2: SPF 30 – 50 protezione alta;
  • fototipo 3: SPF 20 – 25 protezione media;
  • fototipo 4: SPF 15 – 25: protezione medio-bassa;
  • fototipo 5: SPF 10 protezione bassa;
  • fototipo 6: SPF 10 – 6: protezione molto bassa.

Nella scelta della protezione solare si consiglia di acquistare un prodotto in grado di schermare sia i raggi UVA che UVB.


L’infiammazione cronica silente: the secret killer

Tra i principali fattori di invecchiamento c’è sicuramente l’infiammazione cronica. 

 

L’infiammazione acuta e l’infiammazione cronica

Quando si parla di infiammazione normalmente ci si riferisce all’infiammazione acuta, quella che, per esempio, si manifesta dopo che subiamo un trauma oppure quando la gola è infiammata

Questa è caratterizzata da rossore, gonfiore calore e dolore; poiché è acuta è destinata a regredire spontaneamente oppure con una modesta terapia farmacologica. 

L’infiammazione cronica, al contrario della prima, si protrae nel tempo, favorendo la formazione di malattie e dell’invecchiamento.

 

L’infiammazione cronica silente

E’ un tipo di infiammazione caratterizzata da cronicità, quindi è costante nel tempo, e asintomaticità, cioè non da sintomi marcati, ma subdoli in quanto per lo più subclinici.

Se è in corso un infiammazione di questo tipo non ci si sente in forma, si possono avere “doloretti” vaghi, magari non sempre nello stesso punto, possono esserci piccoli problemi digestivi, ormonali, ci si può sentire stanchi, un po’ giù di umore

Quest’infiammazione, che in molti casi caratterizza il primo periodo di infiammazione cronica, spesso non è riconosciuta, e può essere confusa con un semplice e transitorio periodo di stress.

 

Perché l’infiammazione cronica è un killer silenzioso

Se lo stato infiammatorio cronico, anche silente, permane a lungo, diventa come la goccia che scava nella roccia, creando un lento  e progressivo deterioramento della nostra salute, predisponendo alla formazione di malattie cardiovascolari, metaboliche, neurodegenerative…

Questo è sicuramente un problema molto insidioso perché spesso ci si accorge della sua presenza solamente dopo anni, quando ormai lo stato di salute ha già subito forti contraccolpi.

 

L’infiammazione: madre di tutte le malattie

Con le conoscenze e gli studi di oggi l’importanza dell’infiammazione cronica è fuori discussione e ormai si è consapevoli che l’infiammazione cronica è la madre di tutte le malattie.

E’ quindi fondamentale indagare tutti gli indici d’infiammazione conosciuti (ce ne sono molti nuovi!) anche nelle persone apparentemente “sane”.

Grazie a questi indici, biofisici, biochimici e genetici, è possibile identificare precocemente il problema e iniziare un percorso terapeutico specifico, per mantenere il più a lungo possibile un buono stato di salute e allontanare  il rischio di invecchiamento precoce.

 

estratto dalla pagina di Dossier Salute/Dossier Donna del Dott. Gian Paolo Baruzzi


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È vero che ci si ammala più facilmente sotto stress?

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È vero che ci si ammala più facilmente sotto stress?

Rispondere semplicemente “sì, è vero” a questa domanda non permetterebbe di capire perché il nostro organismo abbassa le difese e quindi ci ammaliamo con una frequenza maggiore. Per capire cosa c’è “dietro”, ovvero il meccanismo clinico ormai ben conosciuto che risponde alla nostra domanda, bisogna fare un passo indietro, un salto all’inizio degli anni ottanta quando si scoprì che le cellule del sistema immunitario possono produrre ormoni. Questa importante scoperta permise di comprendere che l’organismo ha una fitta rete di interrelazioni e segnali e, ancora una volta, vediamo che l’organismo non ragiona a compartimenti stagni (errore in cui spesso noi medici cadiamo), ma in modo corale e complessivo. Tutto questo ha inoltre portato a definire la complessa relazione che esiste tra psiche, sistema nervoso, ormoni e sistema immunitario da cui deriva la Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia, meglio conosciuta con la più semplice sigla PNEI, che identifica la base del sistema di omeostasi dell’organismo che deve continuamente autoregolarsi per mantenersi in equilibrio e adattarsi continuamente a quello che gli accade intorno. Per fare ciò, questi sistemi si parlano continuamente, ognuno influenza l’altro, e non esiste una supremazia della mente sul corpo, o viceversa, ma al contrario alla base dell’unicità dell’essere umano c’è un sistema in continua interrelazione e scambio.


Non è solo questione di “equilibrio”

Non è solo questione di “equilibrio”

L’importanza di essere in equilibrio

Il nostro organismo è una macchina perfetta. Proviamo a immaginare il nostro organismo come una grande officina dove avvengono ogni secondo migliaia e migliaia di attività e reazioni sotto la supervisione di un principio regolatore che coordina e tiene in equilibrio tutto. È in equilibrio il fegato quando disintossica e il rene quando filtra il sangue; il cervello quando ci permette di pensare e trovare soluzioni, la pelle quando ci protegge dal sole, il sistema immunitario quando combatte virus e batteri e gli ormoni quando gestiscono la nostra energia. C’è quindi un equilibrio complessivo interno delle varie funzioni, chiamato omeostasi, dal greco homoios, simile e statis, stabilità, che quando presente ci permette di sentirci “al meglio”.

I principali sistemi che determinano l’omeostasi e devono quindi essere in equilibrio  sono:

   1.I sistemi detox

Le tossine sono tra le principali molecole che possono danneggiare il nostro organismo. Non esiste una vera e propria definizione di tossine, ma credo che possano essere immaginate come la sabbia che entra in un meccanismo di precisione alterandone prima il funzionamento e rompendolo successivamente.

Le tossine possono essere endogene, cioè prodotte dai nostri organi o tessuti, oppure esogene, cioè arrivare dall’esterno, da ciò che mangiamo, respiriamo o dallo stress.

Per fortuna la Natura ci ha dotato di sofisticati sistemi di difesa, cioè sistemi di detossificazione, presenti soprattutto nel fegato e nei reni, i due organi detox per eccellenza. Il nostro organismo dispone però di altri organi in grado di depurarlo, come ad esempio la pelle, che elimina le tossine con il sudore, e l’intestino, che elimina costantemente le scorie dopo aver effettuato un prezioso lavoro di assorbimento di ciò che è utile al corpo.

      2.L’intestino

L’intestino non ha solo azione detossificante. Infatti qui vivono moltissimi batteri, circa 2000 specie, per un peso totale di un chilo e mezzo. Data la complessità dell’interazione tra loro e l’ambiente circostante, questo insieme di batteri è considerato un vero e proprio organo in grado di influenzare lo stato di salute dell’individuo.

Gran parte di questi batteri possono essere considerati “buoni” perché ci aiutano in tante funzioni vitali, come l’assorbimento oppure la digestione; altri invece vivono nell’intestino senza creare problemi fino a quando la flora batterica “buona” si riduce e questi, aumentando di numero, possono prendere il sopravvento. Ecco quindi che dall’eubiosi, cioè dall’equilibrio della flora batterica intestinale si può passare alla disbiosi, cioè al disequilibrio della flora. Sebbene la disbiosi intestinale non sia una vera e propria malattia, tuttavia è un’alterazione importante che può portare ad “allontanarci” dallo stato di salute.

Oggi si ritiene che l’alterazione della flora intestinale possa essere messa in relazione anche a malattie, come l’obesità, le allergie, le patologie infiammatorie e quasi tutte le malattie metaboliche.

I principali sintomi della disbiosi sono:

  • gonfiore
  • digestione difficile
  • produzione di gas intestinali
  • stitichezza
  • problemi cutanei
  • stanchezza
  • cattivo umore
  • candida
  • calo delle difese immunitarie
  • infezioni ricorrenti

Le cause principali di disbiosi possono essere:

  • alimentazione sbagliata ricca di alimenti intolleranti
  • stile di vita non sano
  • abitudine al fumo
  • alcool
  • sedentarietà
  • abuso di farmaci
  • stress

Per essere in salute è quindi importante avere in equilibrio questo grande gruppo di batteri, intervenendo su alimentazione, stile di vita, usando integratori di fermenti lattici specifici e nutrienti per i fermenti, cioè i cosiddetti pre e probiotici. Inoltre è importante avere una buona digestione e quindi una buona funzionalità degli organi che producono gli enzimi digestivi e, nel caso in cui il nostro organismo non ne producesse a sufficienza, integrare questi con prodotti specifici. Qualora ci fossero problematiche croniche dell’intestino, potrebbe essere necessario seguire un protocollo di disintossicazione profonda intestinale, per eliminare parassiti, funghi e altre tossine che qui si possono accumulare.

   3.L’ossigeno

Potrà sembrare banale ma l’ossigenazione del sangue e dei tessuti è indispensabile per la salute. Molto spesso quando si eseguono dei test specifici è facile trovare bassi livelli di ossigenazione di solito dovuti a una mancanza di attività fisica oppure a stress, al fumo di sigaretta oppure a malattie. Un’ossigenazione alterata potrebbe portare a perdere quel senso di benessere e di vigore, rendendo una persona stanca, svogliata, facendola sentire “stressata” .

   4.L’alcalinità

Non c’è dubbio che questo è uno dei più importanti valori da correggere qualora il rapporto acido-base dell’organismo fosse in squilibrio. Infatti oggi il rapporto acido-base è considerato uno dei principali indicatori dello stato di salute.

   5.Gli ormoni

Quando parliamo di ormoni, subito si pensa a quelli sessuali maschili o femminili. In realtà di ormoni ne abbiamo molti e con funzioni diverse: abbiamo ormoni per il metabolismo, lo stress, la crescita, la modulazione dell’infiammazione, l’umore ecc.

Per rimanere in salute non si può prescindere dal loro equilibrio e per questo la letteratura scientifica oggi è molto ricca di studi sull’argomento. Non a caso la medicina che studia ed analizza le cause d’invecchiamento, ovvero la Medicina Antiaging, ne ha fatto un punto chiave per creare quello stato ottimale che permette di vivere pienamente la vita.

La produzione di ormoni non è però uguale durante la vita: infatti, già dopo i 30 anni inizia un lento ma continuo declino che è più visibile a partire dai 40-50 anni. Ecco quindi perché, col passare del tempo, ci si sente più stanchi, più svogliati, con una minore reattività allo stress, meno desiderio sessuale e si è più soggetti a malattie e infiammazione.

Grazie a dei test specifici è possibile identificare cosa sta influendo negativamente sulla salute ed impostare un percorso specifico di riequilibrio personalizzato per la prevenzione ed il miglioramento della condizione fisica generale.

 


Cosa fa male all’organismo: tossine, stress e alimentazione

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Cosa fa male all’organismo: tossine, stress e alimentazione

La nostra salute è sempre minacciata da “nemici” in agguato; spesso non ce ne accorgiamo o facciamo finta di non vedere, ma così come ingolfiamo un’auto a motore diesel se mettiamo la benzina, allo stesso modo uno stile di vita sbagliato può alterare il funzionamento dell’organismo e far insorgere malattie.

In particolare, i principali nemici dell’organismo sono:

  1. l’eccessivo contatto con tossine ambientali come l’inquinamento, i coloranti, i conservanti, i pesticidi nei cibi, ecc
  2. la disbiosi cioè l’alterazione della flora intestinale e le sue ripercussioni sulla digestione e sul sistema immunitario
  3. le intolleranze alimentari ovvero la presenza nella dieta di alimenti che inducono infiammazione nell’organismo
  4. l’alimentazione eccessiva che costringe gli organi della digestione a un super lavoro che a lungo termine porta ad un incremento di stress ossidativo e infiammazione
  5. l’alimentazione troppo acida che sposta i tessuti dallo stato di alcalinità, cioè di salute
  6. una vita costantemente sotto stress, perché non sono solo i “veleni” fisici o chimici ma anche quelli emozionali (stress) a portare alle malattie
  7. l’abuso di farmaci (antinfiammatori, antibiotici) o di ormoni (cortisone o pillola)
  8. una vita sedentaria, con scarsa attività fisica che, associata ad una cattiva respirazione spesso presente nelle persone stressate, può alterare il metabolismo dell’ossigeno e quindi diminuire il “carburante” di cui le cellule necessitano per rimanere in salute
  9. dormire poco perché, oltre all’umore, modifica negativamente l’assetto ormonale favorendo stress e somatizzazioni